
Gli anni ‘50 segnano un momento storico particolare per l’Italia. Siamo nel dopoguerra e crescita e ricostruzione sono le parole chiave di questo periodo. È il momento in cui si afferma il Made in Italy.
Si assiste a grandi flussi migratori: le persone si spostano dalle campagne alle città alla ricerca delle opportunità che offrono le nuove industrie.
Il volto delle città cambia come anche il modo di vivere gli ambienti pubblici e domestici.
La nascita del Made in Italy si inserisce in questo contesto di grande fermento. Si afferma grazie anche alle collaborazioni tra eccellenti designer quali Ponti, Albini, Castiglioni, Zanuso, e le grandi aziende di produzione industriale.
Due sono gli elementi che hanno permesso lo sviluppo del Made in Italy:
L’unione tra tecnologia e artigianato, due processi produttivi apparentemente contrastanti, è ciò che rende unico il Made in Italy. Come infatti affermava l’architetto Enzo Mari:
“La quasi totalità dei prodotti commercializzati con l’etichetta design sembra industriale, eppure viene realizzata in serie limitate o quantità minime. Quindi si dovrebbe affermare che si tratta di prodotti artigianali la cui forma appartiene alla poetica industriale”
La scoperta di nuovi materiali ha reso il cambiamento possibile. La poltrona Lady di Zanuso, ad esempio, è in origine creata in gommapiuma e strisce di nastrocord, all'epoca materiali all'avanguardia. Ogni parte è prodotta separatamente e poi assemblata. Ecco il raccordo tra artigianato e industria. Prodotta inizialmente da Arflex ora è distribuita da Cassina.
Un altro materiale rivoluzionare è stato il polipropilene isotattico. Il Moplen, così ribattezzato, era un tipo di plastica che presto entra a far parte della vita quotidiana delle persone. Fu scoperto da Giulio Natta (Nobel chimica nel 1963) e Giulio Castelli, suo allievo, fonda nel 1949 la ormai famosissima Kartell.
Per riassumere l’essenza del Made in Italy possiamo utilizzare le parole dell’architetto Ernesto Rogers:
[tanta era la voglia di] “Trasformare in poetico canto ogni rappresentazione formale dell'esistenza: dal cucchiaio alla città”
Iniziano a crescere le abitazioni popolari e i nuovi progetti si basano su un modello abitativo proposto già negli anni ‘20 in Germania, articolato per aree funzionali, simile alle nostre case attuali:
La cucina di Margarete Schutte - Lihotzky rispondeva alle esigenze della donna moderna: non soltanto madre ma anche lavoratrice. La casa, pertanto, doveva avere la stessa dignità di un luogo di lavoro.
Conoscere la storia del design italiano e dei cambiamenti sociali e storici d’Italia è importante per prevedere, ancora oggi, gli sviluppi del mercato immobiliare e dei gusti legati all’arredo, elementi essenziali per sviluppare il progetto di home staging.
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